Pagina 1 di 1

x chi farà S.Marcello

Inviato: 09/06/2012, 19:11
da Capitano
Leggete vi aiuterà in gara
--------------------------------------------------------------------------------

Segnala il messaggioRispondi citandoRe: Un run..dagio sul tetto della toscana
da Marco The Pilot » 28/06/2010, 18:09

Un filo sottile unisce alcune sfide che nel corso della vita ti si pongono davanti; questo filo è il loro carattere di competizione più con se stessi che con i rfisultati o i fallimenti che esse inevitabilmente portano con sè. L'ultima di queste sfide che mi si è posta innanzi è stata la PT-Abetone.
La decisione di partecipare l'ho presa in maniera a dir poco improvvisata 4 settimane prima della corsa, in maniera altrattanto improvvisata ho cominciato ad allenarmi più con metodologie da legione straniera che da programma di atletica; in un batter d'occhio arriva il weekend della gara, per una volta da quando pratico questo sport decido (il venerdì....) di fare le cose perbene, purtroppo dati i tempi ristretti questo buon proposito si concretizza soltanto nell'andare a ritirare il pettorale il sabato anzichè la domenica mattina.... Appena giunto in piazza a Pistoia capisco subito che a questa gara tira un'aria diversa dalle altre, tra i partecipanti ci sono personaggi che non ho visto abitualmente alle altre gare sono tutti alti, magrissimi, degli atleti veri.
Per niente rincuorato di aver ritirato il pettorale il sabato, il giorno dopo puntuale mi presento accompagnato da mio padre alla partenza in piazza duomo, i timori della sera prima si concretizzano brutalmente, tutti ipartecipanti sono gente che mangia atletica a colazione, dei leggendari vecchietti che sfidano la cima dell'abetone non vi è traccia tanto che comincio a pensare che siano una leggenda metropolitana, dopo la punzonatura ci chiudono in un area transennata, in mezzo a questi personaggi mi sento fuori luogo come un che va in giro col mangiadischi nell'era dell'i-pod... mio padre al dilà delle transenn mi saluta e mi dice "occhio perchè questa volta saper pilotare bene non ti servirà a niente".E' vero, 'sta volta per uscire da questa situaione dovrò appellarmi ad altre risorse.
L'attesa del via è snervante poichè la punzonatura viene fatta a rilento così per ammazzare il tempo decido di scambiare qualche parola colmio vicino che sembra abbastanza normale, in realtà si rivela uno scoppiato! Parla solo di amminoacidi, pasti liquidi ed altre amenità tanto che decido di soprannominarlo Alì il Chimico, quando gli dico che mi sono portato solo una bustina di zucchero e tre biscotti del Mulino Bianco mi guarda come un extraterrestre; intanto lo speaker annuncia che tra un minuto si parte.
Bang partiti! Vedo tutti che vanno da subito a ritmo sostenuto mi ritornano in mente delle parole dette da veterani della pT-Abetone secondo cui bisogna adottare una strategia conservativa, ovvero andare al prpoprio ritmo senza inseguire i propri avversari diretti. Bene con lo sguardo cerco tra quelli che mi sorpassano qualcuno che sia abbastanza sfigato da essere un mio "avversario diretto" ma non ne vedo nessuno. Alì il Chimico è gia lontano, io sto procedendo lentamente, accanto a me c'è un tipo che sembra un contabile della DDR che mi dice di stare attento alla discesa di San Marcello, vabbeh quando ci arricvo ci pensiamo. Al km5 si comincia a salire sul serio, le rampe sono icredibili, pendenze del 12-15%, tuttavia riesco a trovare un buon ritmo e ad 1h37 sono alle Piastre. Il tratto successivo è una trappola, strada a favore per 8 km, il paesaggio è notevole, invita a tirare ma sto attento vado piano, questo è il tratto più leggero, le ghiacciaie sfilano a destra insieme alle curve del fiume, riesco anche a concentrarmi sulla musica nelle cuffiette, ricordo i red hot, gli smiths e i Placebo, ma la festa finisce presto: la salita del passo dell'oppio è pazzesca seguita da una discesa mozzafiato fino a San Marcello. L'attraversamento del paese è senza storia, poi mi tornano in mente le parole del contabile, la discesa cher porta alla lima è impressionante, decido di andare pianissimo incurante di chi mi sorpassa. Al Km32 vedo al bordo della strada Alì il Chimico che vomita.. faccio finta di niente e passo oltre.
Al Km34 comincia l'ultima salita che porta a superare ben 900 mt di dislivello, l'orario centrale del giorno ha reso la vallata un forno, la strada è completamete esposta al sole, la fatica si sente, decido di cercare un ritmo che non mi faccia affaticare tanto e procedo, come in un gap spaziotempo in cui trasformo in piano per il fututro le parole di Pierrie (capo progettista del concorde) che dicono "se vuoi aumentare le prestazioni devi ridurre il peso" arrivo al km40, al punto di ristoro un volontario mi dice di stare attento perchè sono isolato dal gruppo e potrei cogliere alla sprovvista qualcche automobilista o motociclista che percorre la strada, per cui mi consiglia di attraversare la carreggiata per rimanere sempre visibile.
Sono passate ben 6h03 e taglio il traguardo dei 42 e spiccioli pari ad una Maratona, qui i giudici ti punzonano nuovamente, da questo momento in poi passo le colonne d'ercole, sì perchè non ho mai percorso a piedi una distanza più lunga a in vita mia, come Star Treck "to go there where nobody has come before", e proprio come la mitica Enterpirse mi attiro tutte le sfighe dell'universo, poco prima del Km 44 inciampo in un buca sulla banchina e cado nel fosso, ho un dolore incredibile alla caviglia destra e ho un bruciore sulla schiena, infatti se devo cadere cado nell'ortica. Dopo un sonoro Vaffanculo urlato a tutto il pianeta, mi rialzo e continuo a salire.
Il fixing operativo è drammatico: sono solo, nel tratto più duro, forse ho una storta alla caviglia, ho la schiena ustionata dall'ortica e sono incazzato nero... cosa può accadermi di peggio? semplice, finisco le batterie all'ipod. Comincio a camminare, abbozzo una corsa che è la parodia di se stessa e metro dopo metro avanzo, rimpiango di aver rifutato l'offerta dell'amico lemmi di farmi da assistenza per gli ultimi km, ma transeat ormai è così, adesso il nemico non è più il cronometro ma la distanza. Alla fine del 47 vedo ferma su una piazzola una delle ambulanze dissemnate su tutto il percorso, mi avvicino e chiedo del ghiaccio spray, in quel momento irrazionalmente il mio unico pensiero è che non passi il Giacomelli, sai che figura se mi fanno la foto vicino l'ambulanza... la dottoressa è carina e gentile, mi offre anche dell'acqua,trova simpatco il nome Run dagi, mi chiede che significail pappagallo sulla maglia, e così dopo tre minuti che sono fermo mi accorgo che ho fatto la PT-Abetone senza mettere la sicura al fascino, come Ulisse con Circe devo ripartire, il ghiaccio e la sosta hanno sortito effetti positivi, ricomincio a correre e sorpasso anche qualche "avversario diretto" come lo chiamano i veterani, in men che non si dica sono all'arrivo, in cima ci sono i miei genitori e mia moglie che fa un tifo da stadio! Gli ultimi 50 metri sono un low pass incredibile sono fresco come alla partenza. Dopo 7h34min taglio il traguardo della PT-Abetone, in quel momento mi viene in mente un adagio degli ingegneri aeronautici agli albori dell'aviazione che dice "Rapportando la superficie alare, la frequenza del battito delle ali e la massa di un calabrone, questi non dovrebbe volare, tuttavia il calabrone vola perchè non lo sa" la moderna fluidodinamica ha smentito il fondamento di questa teoria, ciononostante per me ha sempre avuto il sapore di una lezione di vita, così in maniera pressochè irrazionale ho affrontato questa gara, come il calabrone sono arrivato in fondo solo grazie a connotazioni irrazionali come l'entusiasmo e lo spirito di avventura e non grazie a preparazioni scientifiche come l'allenamento e la disciplina sportiva, non dico che sia un esempio da seguire infatti don't try at home! comunque possiamo riformulare la legge del calabrone nel seguente modo: Rapportando la frequenza di allenamenti , la disciplina sportiva e la massa di marco il pilota, questi non avrebbe dovuto fare la PT Abetone, ma l'ha fatta perchè non lo sa".